Se lavoriamo insieme, se mi ascolti durante un corso, ma spesso pure se ci stiamo bevendo un caffè, quasi sicuramente a un certo punto ti citerò Oliver Burkeman.
Four Thousand Weeks. Time Management for Mortals (da poco disponibile in italiano in una nuova edizione dal titolo un po’ più fedele all’originale1) è il libro che guida il mio approccio da consulente e la bussola che dà la direzione ai miei progetti personali.
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Il succo del pensiero di Burkeman è: il nostro tempo non è infinito; non possiamo fare tutto né illuderci di poter programmare tutto; dobbiamo scegliere a cosa dare attenzione, selezionare e viverci meglio il presente.
È un libro rigoroso e confortante insieme, pieno di storie, esempi, ricerche, filosofie: sembra di sentirsi accanto la voce di un maestro che ci spinge un po’ più in là, nella scomodità di certe domande che preferiamo non farci mai.
«Un sintomo che accomuna tutte le fantasie di ottenere un controllo totale sul tempo è imporsi obiettivi irraggiungibili, che vanno sempre rimandati al futuro perché è impossibile realizzarli nel presente. La verità è che è impossibile diventare talmente efficienti e organizzati da poter rispondere a un numero illimitato di richieste. Di solito è altrettanto impossibile sentire di passare “abbastanza tempo” sia sul lavoro sia con i bambini, coltivando la vita sociale, viaggiando o impegnandosi per una causa. C’è però un’ingannevole sensazione di conforto nel credere che stiamo costruendo una vita in cui tutto questo sarà possibile: un giorno o l’altro ce la faremo.
Cosa cambiereste oggi nel modo in cui impiegate il tempo e sapeste con certezza che la salvezza non esiste, che gli standard sono sempre stati irraggiungibili e che quindi non riuscirete mai a fare tutto quello che speravate?
[…] Iddo Landau sostiene che giudicare noi stessi secondo standard irraggiungibili (e che non ci sogneremmo mai di applicare agli altri) sia una forma di crudeltà. L’approccio più umano è abbandonare completamente sforzi di questo genere. Lasciate che gli standard impossibili si schiantino al suolo, poi raccogliete dai cocci qualche attività significativa e iniziatela oggi stesso».
Fare i conti con le proprie aspirazioni può essere faticoso, a tratti anche doloroso, ma poi può dare anche sollievo: non devi cercare di avere più tempo, devi scegliere a cosa tieni e fare quello che puoi con quello che hai.
«La terapia dell’insignificanza cosmica è un invito a riconoscere la nostra irrilevanza nel grande disegno dell’universo e, per quanto possiamo, ad abbracciarla. (Col senno di poi, non è esilarante avere pensato di contare qualcosa?) Per rendere giustizia all’incredibile dono delle nostre quattromila settimane non serve impiegarle in qualcosa di straordinario, semmai è vero l’opposto. Bisogna rifiutarsi di aspirare a standard astratti e troppo esigenti dei quali non saranno mai all’altezza, prenderle per quello che sono, abbandonare i deliri di onnipotenza cosmica per vivere la vita così com’è: concreta, finita e, spesso, meravigliosa».
Tu da dove vuoi iniziare?
Progetti che ho sbrinato
Il tema di questo numero di Posta creativa è stato ispirato da una consulenza che ho fatto questa settimana con una futura autrice alle prese con un momento di confusione tra tanti cantieri da portare avanti: un libro, una newsletter, un podcast, un blog, degli eventi dal vivo e un dominio appena acquistato per costruirsi un sito professionale.
Quando hai così tante idee succede di paralizzarti e di accumulare frustrazione perché non riesci a fare tutto, il tempo non basta mai. Magari in parallelo hai anche un lavoro, una vita sociale, una famiglia, magari ogni tanto vuoi anche riposarti.
Durante la nostra ora insieme ho immaginato per lei una lista di domande scomode a cui rispondere con estrema sincerità, per fare chiarezza, e le ho suggerito un po’ di azioni pratiche per semplificare la vita dei suoi progetti. Adesso deve sudare un po’, ma con la mente più libera.
Compiti per la settimana
Da Home Cooking. Una scrittrice in cucina di Laurie Colwin, traduzione di Lorenza Pieri:
«Un pasto disgustoso ha un che di trionfale. Rimane nella memoria avvolto da un bagliore lugubre, proprio come qualcosa di esaltante viene ricordato con una sorta di dolce brillantezza. Non sto pensando ai disastri in cucina, alla pasta scotta, ai brownie bruciati, alle salse impazzite: queste cose possono capitare a chiunque. Sto pensando a pasti ripugnanti dall’inizio alla fine, dalla zuppa alle noci, anche se di solito non si è abbastanza fortunati da mangiare né zuppa né noci.
Nei ristoranti il cibo cattivo abbonda, ma in qualche modo un pasto pessimo in un ristorante e un pasto pessimo fatto in casa non sono la stessa cosa: dopotutto, il ristorante non ti ha invitato a cena».
Ricordi un disastro memorabile capitato al tuo progetto, alla tua attività o alla tua idea? Come puoi raccontarlo? Facci caso.
E adesso… titoli di coda.
Sono Valentina Aversano, project strategist che sbrina aziende e freelance e ti aiuta a comunicare meglio, senza andare in burnout. Pensi di avere bisogno di me? Parliamone, conosciamoci.
Posta creativa torna da te domenica prossima insieme a una nuova Scatola dei Tesori: ti è piaciuta questa puntata? Usa il magico bottone qui sotto e porta in giro questo numero
Quattromila settimane: gestione del tempo facile ed efficace, edito da TEA, traduzione di Nicola Ferloni
Ho acquistato il libro ieri sera (nonostante mi fossi ripromessa di non comparne nessuno a giugno, dopo tutti quelli che ho preso al Salone - ma direi che gli ebook non valgono!) e mi sta già piacendo tantissimo. Che bella scoperta, ti ringrazio! P.S. C'è una newsletter verticale del Guardian che sta andando fortissimo, si chiama "Reclaim Your Brain" e aiuta a "riprenderci" la nostra attenzione dai social. Sembra banale, ma il Guardian la rende davvero efficace (https://www.theguardian.com/lifeandstyle/series/reclaim-your-brain). L'ho letta tutta e ora il mio sfondo del telefono è il Reclaim Your Brain Meter, che spiega quanti giorni all'anno passiamo al cellulare in base alle ore che gli dedichiamo ogni giorno. Tre ore al giorno sono, ad esempio, quindici giorni all'anno. A me ha fatto lo stesso effetto delle 4mila settimane di Burkeman!
Queste parole di Oliver Burkeman sono necessarie e fondamentali, grazie per averle fatte arrivare a me e a tuttə noi che ti seguiamo. Mi servivano davvero 🙏