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Ok, adesso possiamo andare.
Marzo 2019. Sono a casa in maternità, ho una neonata di nove mesi nata prematura. Ho smesso di lavorare a giugno 2018 per gravidanza a rischio, speravo di starmene tranquilla fino a settembre, ma dopo due settimane ero al pronto soccorso per partorire.
Dopo un inizio fatto di spavento e spazio bianco, le giornate si distendono, il tempo si alleggerisce e prende un altro ritmo. A casa siamo io e lei fino a sera, abbiamo una routine tutta nostra e quando fa i pisolini io o leggo o sto sui social, così mi sento meno lontana dal mondo.
In questa vita nuova sembra che sia scivolato via tutto il rumore. Certo, c’è la chat dell’ufficio che macina messaggi su messaggi e io mi dico che basta spegnere le notifiche per non pensare al lavoro, ma poi leggo sempre quello che scrivono, so sempre tutto in tempo reale. Sono come bollettini da un pianeta lontanissimo, fatto di pensieri e problemi che all’improvviso mi sembrano non più così grandi, urgenti, importanti.
Per il resto, intorno a me c’è silenzio. In questo vuoto di cose da fare, ma pieno di moltissimo altro, mi muovo più lenta, parlo spesso a bassa voce e a volte mi ritrovo a guardarmi intorno come se mettessi a fuoco le cose per la prima volta, non solo perché ho quasi sempre sonno.
A furia di guardare, succede che mi vedo. Poi succede che mi ricordo anche di essere una persona.
Lo scopro grazie a un’idea lanciata in un messaggio privato da Carola Moscatelli: in quella primavera 2019 non ci siamo mai incontrate dal vivo, ci saremo scritte qualche volta su Instagram. Una ragazza cerca un gruppo di lettura a Roma est, io condivido nelle Storie la sua richiesta e mi arriva subito una risposta: Famolo noi.
Carola mi fa uscire di casa, mi porta in una vineria a far prendere spazio a quell’idea pazza che è subito diventata un progetto, un seme, un fare. Lei legge solo saggistica, io leggo solo narrativa, ma siamo subito d’accordo su un pezzo fondamentale: non sopportiamo un certo modo di parlare di cultura, molto romano, egoriferito, serioso, noioso, molto posa e poca sostanza. Noi con i libri ci vogliamo divertire.
Vogliamo un appuntamento mensile in un locale, nessuna lettura imposta dall’alto, nessun obbligo di consumare, intervenire o finire tutto il libro. Vogliamo portare i libri nella periferia in cui viviamo, conquistarla a modo nostro. Ragionando insieme arriva anche un nome che racchiude il nostro piano: Strategie Prenestine.
Poi il resto lo fanno le persone, quelle dodici che si ritrovano intorno a un tavolo il 26 marzo 2019 e tutte quelle che arrivano dopo.
Quello spazio nuovo, libero, animato da gente appassionata, è una scossa elettrica che mi attraversa tutta: non sono solo il mio lavoro, non sono solo una madre. Posso fare qualcosa che amo, che mi fa sentire viva. Posso costruire qualcosa che non c’era e che mi/ci somiglia, posso farne il mio progetto, posso usarlo come pensiero felice quando tutto il resto non mi piace più.
Se oggi faccio la consulente strategica, se scrivo questa newsletter, se ho potuto lasciare l’editoria con un passo leggero nonostante il burnout, è anche grazie a un dm che mi è arrivato su Instagram un pomeriggio qualunque.
Creare e prendersi cura di un posto che ci somiglia, che ci sta bene addosso, che sia il nostro lavoro o una passione, è diventato il mio filo rosso: lo faccio per me, lo faccio per le altre persone. Questa però è un’altra storia.
Andiamo avanti veloce, aprile 2024.
Strategie Prenestine festeggia cinque anni e lo fa con la seconda edizione del Festivalino Prenestino, due giorni di incontri su lettura e scrittura che non c’entrano niente di niente con le solite presentazioni di libri.
Sabato 13 e domenica 14 aprile, se sei a Roma, vieni a conoscerci da Sparwasser, porta chi vuoi.
Compiti per la settimana
Da L’orto di un perdigiorno. Confessioni di un apprendista ortolano di Pia Pera:
«Ogni cosa va imparata, cose ovvie quasi quanto camminare, parlare, scrivere. Ma sto imparando, andrà meglio, ci riuscirò».
Dove puoi conservare queste parole in modo da poterle vedere ogni volta che ti servono? Facci caso.
Domande creative: mi mandi la tua?
Una volta al mese rispondo alle domande su comunicazione, abitudini o routine creative, ispirazioni, idee, scrittura, progetti e tutto quello che li fa bloccare o funzionare. Vuoi scrivermi anche tu?
E adesso… titoli di coda.
Sono Valentina Aversano, project strategist che sbrina idee e fa succedere le cose. Poi leggo e rido con
. Mi trovi anche su Instagram e LinkedIn.Posta creativa va in pausa Festivalino e torna da te domenica 21 aprile: ti è piaciuta questa newsletter? Usa il magico bottone qui sotto e porta in giro questo numero
Grazie sempre a Ottavia Baldi per le bellissime illustrazioni
Che bello che torni con la tua voce. Da: un' ascoltatrice fedele del tuo podcast su telegram.
Come mi hai toccata con questa newsletter, mamma-scrittrice-lettrice-sbrinatrice-creatrice di comunità fatte di cuore e curiosità.
Oggi ti leggo con la mia seconda neonata in braccio e i miei sogni che saltano nel cassetto. Non sono lontana da Roma, ma neanche troppo vicina quindi non so se ci sarò al vostro festivalino, ma una scossa creativa oggi me l’hai sicuramente data, grazie! 🙌🏼💌