La fine dell’anno è sempre un momento delicato per le idee, i progetti e i desideri. Ho deciso di accompagnare la coda del 2024 con una selezione delle lettere più interessanti che ho ricevuto in queste settimane: mi piacerebbe poter essere utile per immaginare un 2025 creativo diverso, personale, unico.
La lettera di Laura
Gentile Valentina,
seguo da poco la tua newsletter, ma ne sono innamorata e la considero un appuntamento fisso e immancabile per me, per respirare semplicemente nel tran tran della vita.
Prima di porre la domanda che vorrei, è importante premettere che sono una persona molto attiva e una Millennial del ’92: insegno Lettere alle medie, ho pubblicato gialli e horror e continuo imperterrita, ho un bookblog a cui è legato un podcast oltre ai vari social, seguo tre gruppi di lettura della mia città di cui di uno sono anche moderatrice, sto studiando biblioterapia, a volte intervisto anche nelle librerie, vorrei continuare a praticare la legatoria e imparare cucito e uncinetto, iniziare a dipingere… poi certo, vorrei allenarmi di più, trascorrere più tempo di qualità con la mia cagnolona…
Insomma, ho costruito la mia vita affinché ruoti intorno ai libri e alle mie passioni. Ma a volte sento che, nonostante le richieste esterne, non sono sempre così creativa come vorrei. Per questo, desidero chiederti: esiste una data di scadenza della creatività, dopo la quale non si riesce più a esserlo come un tempo? E come continuare a esserlo, pur rimanendo sani di mente, visto che a volte vado a letto del tutto svuotata di forza vitale.
Grazie mille per il tempo e l’opportunità e in bocca al lupo,
Laura
Cara Laura,
quando immagino la creatività, la vedo come una fiamma olimpica che arde, brilla e non si spegne mai.
Mantenerla così, però, non è automatico: come per tutte le cose preziose, è necessario che ce ne prendiamo cura con tutta l’attenzione possibile.
Come scrive Julia Cameron nella Via dell’artista: «In quanto artisti dobbiamo imparare a nutrire noi stessi, divenendo sufficientemente attenti da ristabilire le risorse creative; e questo con la stessa consapevolezza con la quale ripopoliamo il nostro lago di trote, così da poterne avere sempre un buon numero. Ho chiamato questo processo riempire il pozzo».
Quando ci impegniamo in tanti progetti, quando riempiamo le giornate di attività e passioni, stiamo attingendo al nostro pozzo creativo: prendiamo prendiamo prendiamo e il bacino piano piano si svuota. Funziona come nelle relazioni: non possiamo solo chiedere, dobbiamo anche dare. Per ogni secchio di acqua creativa che esce, un altro ne deve entrare.

Cosa nutre la tua creatività, cosa la rigenera? Ti suggerisco di provare a fare spazio a queste domande, per osservarti da un altro lato. Prendi un foglio, metti in fila tutto quello che fai così come l’hai raccontato a me e per ogni voce scrivi o disegna di getto cosa ti fa venire in mente.
Ti piace tutto così com’è? Cambieresti qualcosa? C’è un attività o un progetto in particolare che drena il tuo pozzo creativo? Quale punto di questa lista ti ricarica in modo speciale?
Prenditi un momento di calma e di vuoto per ascoltarti, poi regalati un tempo per fare qualcosa che non è su quella lista e che desideri di fare da tanto: riempi il tuo pozzo, fatti una coccola.
Poi dimmi che effetto ti fa.
Tu chiedi, io rispondo
Ti va di farmi una domanda su tutto quello che riguarda creatività, scrittura, progetti e raccontarsi online?
Come funziona:
rispondi a questa mail con una lettera o anche solo con una domanda su quello che ti interessa tra i temi che ho appena citato (e dimmi come vuoi comparire, se col tuo nome o in anonimo)
io leggo tutto quello che ricevo, scelgo un contributo e rispondo in pubblico, in un numero di Posta creativa
Per me non esistono domande stupide o curiosità banali. Scrivimi, dai.
Progetti che ho sbrinato
si occupa di storie: le maneggia con cura sia nelle corsie degli ospedali pediatrici, quando veste i panni della Dottoressa Strapazza per Fondazione Theodora, sia nelle lezioni della Scuola di scrittura Genius, dove aiuta allievi e allieve a tirare fuori proprio quello che vogliono raccontare.Per me è stata un’emozione speciale accompagnarla nella rifinitura di un progetto che quando l’ho sentito per la prima volta non aveva ancora questa forma, ma una luce fortissima sì, anche se in quel momento riuscivo a vederla solo io.
Sabrina ha raccontato su Instagram il suo cantiere creativo, con una galleria di immagini che si apre con una sua foto in compagnia del quaderno che ha accolto le sue idee nel corso del tempo:
«Questo bel quaderno l’ho preso quando ho capito che, per quanto tuffarmi nelle storie delle persone resti la cosa più bella del mondo, avrei voluto uno spazietto mio.
Il primo appunto risale a un bel po’ di tempo fa, poi ho chiuso tutto e ciao.
L’ho riaperto quattro mesi dopo, in seguito a una bella chiacchierata con Valentina Aversano piena di scintille, e poi l’ho abbandonato di nuovo. E intanto Valentina, l’unica a sapere dell’esistenza del quaderno, trattava le sue pagine vuote come se, bianco su bianco, fossero già piene di cose e serviva solo la luce giusta per vedere cosa c’era scritto. E questo fa una differenza enorme, gli ha detto “Tu puoi esistere, io ti vedo”.E, mentre non ci pensavo più, continuavo a pensare a quanto mi piace raccontare cose e far giocare le persone.
E intanto mi tatuavo, fra cuore e stomaco, un teschio con una pezza in testa e dei fiori: un’anima pezzentella. Un’anima in pena che brucia al Purgatorio, di quelle che non hanno più nulla se non un teschio che suda se nessuno se ne prende cura. E a Napoli sono sempre state tantissime, le persone a prendersene cura, portando ogni lunedì un fazzoletto con cui strofinarne i resti, qualche preghiera e due-tre fatti da raccontare, un fiorellino, uno scampolo di stoffa per farle stare più sistemate e più comode. Una storia che mi innamora e mi accende ogni volta che ci penso.
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Una parola è diventata un appunto e poi una bozza e un calendario editoriale, con un nome,È una newsletter e uscirà il lunedì mattina: una volta ti racconto un fatto bello che ho trovato, una lettura, una mostra, poi vediamo cosa, e ci salutiamo con un gioco su quel tema, una piccola azione da fare nel mondo reale per far abbassare un po’ le fiamme del purgatorio dove viviamo e stare meglio tutti. E poi la volta dopo ci raccontiamo com’è andata».
Compiti per la settimana
Da Due o tre cose che so di sicuro di Dorothy Allison, traduzione di Sara Bilotti:
«Scegli una storia, portala avanti, inizio, svolgimento, fine. Io non faccio così. Mai. Dietro la storia che racconto ce n’è una nascosta. Dietro la storia che ascolti ce n’è una che vorrei riuscire a farti ascoltare».
Hai mai seminato indizi nel racconto della tua idea, del tuo progetto o della tua attività? E per far scoprire cosa? Facci caso, poi scrivilo sul tuo quaderno.
E adesso… titoli di coda
Sono Valentina Aversano, sbrino aziende, progetti e freelance e non ti faccio andare in burnout.
Hai bisogno di una sbrinatura? Al momento non ho spazio per nuove chiacchierate conoscitive, quando aprirò il calendario delle disponibilità di gennaio lo condividerò qui.
Posta creativa torna da te giovedì prossimo con la Scatola dei Tesori: ti è piaciuta questa puntata? Girala a una persona che dovrebbe proprio scoprirla
Un quaderno che rimane chiuso è buono solo come fermaporta. Grazie per averlo trattato sempre da quaderno: l'hai sfogliato comunque e questo ha dato aria alle pagine e ai pensieri. Grazie di tutto <3
Il mio tempo rigenerante è la camminata all’aria aperta. Quest’estate ho lavorato un po’ dalla campagna. Uscivo alle 8 per comprare il pane, un paio di chilometri tra il verde bosco e l’azzurro cielo, non di più. Ho preso tanti appunti creativi dopo quelle passeggiate, tornavo colma di vitalità. Grazie Valentina!
Dalla città, con nostalgia ❤️