Nella vita di prima facevo la social media manager in una casa editrice indipendente. Nove anni a immaginare modi di raccontare libri, fiere, presentazioni, montagne russe, premi. Poi la pandemia, poi il burnout, poi le dimissioni.
Quando ho aperto la partita iva ero sicura solo di una cosa: non avrei mai più toccato un account altrui, per nessuna cifra al mondo.
Il piano era: adesso mi do da sola l’avanzamento di carriera che non ho mai potuto avere, mi concentro sulle strategie di comunicazione e mi lascio alle spalle l’operatività, le notifiche, la testa sempre accesa e le dita pronte a rispondere, ripostare, commentare a qualsiasi ora.
Pensavo che avrei comunque lavorato in ambito culturale, ma da un altro lato. In parte è stato davvero così, poi è successo che ho iniziato a scoprire delle cose che prima non sapevo.
Quando aiuto un’azienda, una persona o un’idea nel cassetto a uscire fuori nel mondo e raccontarsi meglio, io guardo sempre lontano. Prevedo le buche, abbasso gli scalini, trovo un modo per aggirare gli ostacoli, faccio arrivare idee nuove e porto i progetti ancora più in là, spesso dove nemmeno pensavano di poter andare. Tutto questo succede grazie alla creatività.
Mi piace risolvere problemi, immaginare quello che non c’è, rovesciare le questioni, spezzettare i macigni in tanti sassolini e fare, trasformare. Ci ho messo due anni a capire che queste sono le mie specialità, insieme a tirare sempre fuori una storia da qualsiasi cosa.
L’ho imparato dalle scuole di teatro che ho frequentato da ragazzina, dai libri, da tutto quello che ho respirato fino a qui e che sono allenata da sempre a osservare con attenzione perché può servirmi, mi può salvare quando devo contare solo sui miei riflessi.
Tutto questo fa parte di me, sta nella mia borsa di Mary Poppins, è un pezzo importante del mio lavoro. Prima non lo sapevo, adesso sì.
L’ho capito a mano a mano, da intuizioni che ho seguito come code di balena e da centimetri di coraggio che ho accumulato mettendo su un club creativo segreto, questa newsletter, adesso anche un sito.
Sì, perché mentre scoprivo che professionista volessi essere, mi sono accorta di aver bisogno di uno spazio diverso, più largo, un nuovo inizio.
Ci ho messo molto, moltissimo tempo a diventare questa me.
Compiti per la settimana
Scrive Tove Jansson nel Libro dell’estate, tradotto da Carmen Giorgetti Cima:
«Tutto si può trovare se si cerca e se ne ha il tempo, ovvero se si ha la possibilità di cercare; e mentre si cerca si è liberi e si trovano cose che non ci si aspettava affatto di trovare».
Cosa vuoi cercare quest’anno? Facci caso.
Domande creative: mi mandi la tua?
Una volta al mese rispondo alle domande su abitudini o routine creative, ispirazioni, idee, scrittura, progetti e tutto quello che li fa bloccare o funzionare. Vuoi scrivermi anche tu?
E adesso… titoli di coda.
Sono Valentina Aversano, project strategist che sbrina idee e fa succedere le cose. Poi leggo e rido con
. Mi trovi anche su Instagram e LinkedIn.Questo è il primo numero 2024 di Posta creativa.
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Grazie sempre a Ottavia Baldi per le bellissime illustrazioni
Mi riconosco in queste parole (anche se io sono ancora nella fase iniziale di tutto il processo), mi hanno emozionata. Credo sia difficile lasciarsi andare e avere fiducia nella propria voce, ma che bello arrivare a questa consapevolezza 💫
Qualche giorno fa, sul lavoro, ho ricevuto dei feedback che onestamente mi hanno commossa. Raccontavano la me che avrei voluto essere, pure di più. È stato un percorso a volte divertente, a volte faticoso, ma ho ritrovato nelle tue parole il calore sentito in quel momento. ❤️