No, oggi non è domenica
Un piccolo cambiamento per Posta creativa, un grande cambiamento per me
«Sei una persona che ha avuto il burnout e hai pure scelto la domenica per mandare la newsletter. Tu quando ti riposi?»
All’inizio ho negato: No, ma figurati, io la scrivo prima, mi organizzo prima, io poi stacco, so staccare.
Ho la partita iva da tre anni e fin dal primo giorno ho iniziato una battaglia con me stessa per abituarmi a smetterla di stare sempre connessa, sempre con il telefono in mano, sempre mentalmente reperibile. Mi dicevo: Quella era la vita di prima, adesso può essere diverso.
Ogni paletto che mettevo era una conquista, un piccolo passo verso altri centimetri di libertà: niente mail di lavoro sul telefono, meno app social possibili e nessuna notifica attiva, no alle giornate con mille call. Mi sono allenata a permettermi dei vuoti, a non trattarmi come un limone, a volermi più bene.
Eppure non è bastato.
Un giorno mi sono seduta al pc e non avevo più voglia di scrivere.
Era l’ennesimo sabato di Dai, devo ancora finire la newsletter, però faccio subito, che ci metto. Era sabato scorso, dopo una settimana tosta in un mese tosto, alla faccia di tutti gli equilibrismi e la disciplina e l’agenda piena solo il giusto.
Non era una questione di mancanza di idee, la pianificazione dei temi la organizzo sempre molto prima. Era il corpo che non voleva proprio saperne di rispondere al comando Adesso ti metti e scrivi.
Eppure Posta creativa è uno dei pezzi preferiti del mio lavoro, mi sono detta stupita e allarmata insieme.
Mi sono presa un sabato di disobbedienza da me stessa e la domenica sono andata alla sagra della castagna pensando Poi dopo scrivo, ma quando sono tornata a casa mi sentivo una persona un po’ diversa anche solo rispetto a poche ore prima. Mi ero distratta, avevo riso, respirato altra aria, perfino urlato nei cori del karaoke. Non c’era niente di mio che nel frattempo stava lì fuori nel mondo, nelle caselle di posta di altre persone, niente che mi dovesse tenere acceso un piccolo allarme interno, niente da controllare o condividere. Era una tregua.
È stato in quel momento che ho capito che no, il punto per me non è programmare meglio o scrivere meno numeri, il punto è ricordarmi che il lavoro si fa nei giorni e negli orari di lavoro, non fuori.
Che dietro ogni Ma che ci vuole c’è una piccola crepa che si apre da qualche parte, un prezzo che magari non pago subito, ma che poi mi arriva con tutti gli arretrati.
Che devo avere più rispetto di me, mettere altri paletti, esigere il riposo.
Ho spostato su Google Calendar la colonna di Posta creativa dalla domenica al giovedì: all’improvviso mi è sembrato di avere di nuovo il weekend. Sono anni che non so cosa sia, vuoi per il lavoro di prima, vuoi per gli incastri in cui mi sono infilata da sola dopo per paura di cambiare qualcosa.
Da oggi mi riceverai in un giorno diverso: questa è una rivoluzione piccolissima e molto personale, aiutata anche da un libro che ho letto e da uno che sto leggendo, Manifesto pisolini di Virginia Cafaro e Riposare è resistere di Tricia Hersey. Li consiglio anche a te.
Ultimi posti per il corso di Scuola del libro
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Progetti che ho sbrinato
Valentina Muccichini è la traduttrice, tra le altre cose, di Un servizio pazzesco di Will Guidara, uno dei libri che cito di più nelle consulenze.
Dopo la masterclass sulle newsletter ha costruito un suo progetto che si chiama
e che racconta così: «Ti arriva una volta al mese per parlarti di parole: traduzione, copywriting, UX writing, libri e comunicazione. Tanto è stato già detto, ma tante altre storie hanno bisogno di essere raccontate, e io voglio farlo con la mia voce per lasciarti entrare nel mio mondo fatto, appunto, di parole».Anche a Valentina è successo di sentire il bisogno di somigliarsi di nuovo dopo un periodo di cambiamento: di recente abbiamo esplorato insieme un nuovo modo di raccontarsi e uno dei primi effetti collaterali di quello che ci siamo dette è un numero stupendo con cui annuncia il ritorno alla scrittura, con un discorso sul tempo che spero proprio che leggerai.
Compiti per la settimana
Da Cani selvaggi di Helen Humphreys, traduzione di Caterina Cartolano e Daniela Fortezza:
«Ricordo quanto era buono l’odore del bosco, nell’ora in cui comincia ad assorbire dal sole il primo accenno di calore, e gli alberi, le foglie e il ricco profumo della terra rilasciano il loro odore. È sorprendente ogni volta che incontri qualcosa e ti accorgi che è meglio di quanto ricordavi, come se qualcuno ti avesse costretto a ricordarlo meno bello in modo da poterne fare a meno».
Che puoi fare con i tuoi sensi per riaccendere la scintilla del tuo progetto o della tua attività? Facci caso, poi scrivilo sul tuo quaderno.
E adesso… titoli di coda
Sono Valentina Aversano, sbrino aziende, progetti e freelance e non ti faccio andare in burnout.
Come posso aiutarti? Parliamone: rispondi a questa mail, raccontami tutto e organizzo una chiacchierata di 30 minuti per conoscerci e capire se sono la persona giusta per te.
Posta creativa torna da te giovedì prossimo: ti è piaciuta questa puntata? Girala a una persona che dovrebbe proprio scoprirla
Questa mail è un sospirone che ho fatto anche io, pensando a me e a come(ri)organizzarmi. Mi chiedo sempre se sia giusto lavorare al mio side-project nel weekend, anche se non rientra nel mio lavoro in senso stretto, o se non debba invece prevedere dei tempi in altri momenti e lasciarmi libero almeno un giorno per concedermi - che brutto verbo, ne devo trovare un altro - di distrarmi.
Brava 🙂 apprezzo molto. Tra l'altro, la domenica e il fine settimana in generale è sempre congestionato di newsletter e, personalmente, preferisco riceverle durante la settimana. È comunque sempre una sorpresa quando arriva, e faccio poco caso al giorno e più al contenuto. I miei Pensieri Nomadi sono nomadi anche nell' invio, quasi mai rispecchiano uno schema fisso. Penso che ci si potrebbe sentire anche un po' più liberi negli invii senza cambiare comunque la percezione che si tratta di qualcosa di valore, se in effetti lo possiede.