Ciao, questa è una nuova puntata di Posta creativa e io sto cantando Sanremo, tu?
Cose che sono successe nel frattempo:
è uscita la quarta puntata di 4 Biblioteche, sì sempre quella serie di cui sono fiera Alessandro Borghese della cultura: parliamo di fake news
Ok, adesso possiamo andare.
Leggere, fare, progettare
Appoggiato sul ripiano di legno della mia nuova scrivania c’è un modulo a tre scomparti, bianco. Viene dalla cameretta di una casa molto cara al mio cuore e l’ho scelto per metterci dentro i libri di lavoro che voglio avere sempre davanti agli occhi, divisi per argomento: Fare, Scrivere, Creare.
Mi piacerebbe consigliarli anche a te: iniziamo da Come si fa una tesi di laurea di Umberto Eco.
La mia edizione è un tascabile Bompiani del 1977, ha le pagine giallissime e l’ho trovata sulla Bancarella del Professore tanti, troppi anni dopo aver salutato la Valentina studentessa universitaria. Se l’avessi letto prima, forse molte cose sarebbero state diverse.
Perché dico così? Perché questo è IL libro sui progetti di scrittura, su come si costruisce una struttura intorno a un’idea e come si ragiona per cercare di prevedere i passi falsi, le buche, le deviazioni.
Non solo: è una lettura che ti spinge a chiederti cosa ti interessa, come lavori su un testo e dove vuoi andare con quello che stai facendo.
Un esempio: puoi scoprire che approccio hai ai progetti, farci pace e smetterla di remarti contro.
«In realtà ciascuno studia anche secondo dei ritmi di desiderio e spesso non è detto che “mangiare” in modo disordinato faccia male. Si può procedere a zig zag, alternare gli obbiettivi. Purché una fitta rete di annotazioni personali, possibilmente sotto forma di schede, tenga insieme il risultato di questi movimenti “avventurosi”. Naturalmente tutto dipende anche dalla struttura psicologica del ricercatore. Ci sono soggetti monocronici e soggetti policronici. I monocronici lavorano bene solo se cominciano e finiscono una cosa per volta. Non possono leggere ascoltando la musica, non possono interrompere un romanzo per leggerne un altro, altrimenti perdono il filo, al limite non possono rispondere a domande mentre si fanno la barba o si truccano.
I policronici sono tutto l’inverso. Lavorano bene solo se conducono avanti più interessi alla volta, e se si dedicano a una cosa sola si accasciano oppressi dalla noia. I monocronici sono più metodici ma spesso hanno poca fantasia. I policronici sembrano più creativi ma spesso sono pasticcioni e volubili. Ma se andate a esplorare la biografia dei grandi, vedrete che ce n’erano di policronici e monocronici».
E puoi imparare a guardare meglio, ascoltare meglio:
«Chiunque può insegnarci qualcosa. Magari siamo noi che siamo così bravi che riusciamo a farci insegnare qualcosa da chi era meno bravo di noi. Oppure anche chi non ci sembra tanto bravo ha delle bravure nascoste. O ancora chi non è bravo per Tizio può essere bravo per Caio. Le ragioni sono tante. Il fatto è che bisogna ascoltare con rispetto chiunque, senza per questo esimerci dal pronunciare giudizi di valore; o dal sapere che quell’autore la pensa in modo molto diverso da noi, che ideologicamente è lontanissimo da noi. Ma anche il più fiero degli avversari può suggerirci delle idee. Può dipendere dal tempo, dalla stagione, dall’ora del giorno. Forse se avessi letto l’abate Vallet un anno prima non avrei colto il suggerimento. E chissà quanti più abili di me l’avevano letto senza trovarci nulla di interessante. Ma da quell’episodio ho imparato che se si vuole fare ricerca non bisogna disprezzare nessuna fonte, per principio. Questa è quella che chiamo umiltà scientifica. Forse è una definizione ipocrita perché cela molto orgoglio, ma non ponetevi problemi morali: orgoglio o umiltà che sia, praticatela».
Questo è uno dei titoli della mia sezione Fare e così secondo me andrebbe preso: come un libro che si mette in pratica, non da leggere e basta.
Prendi la tua idea newsletter, il tuo progetto di blog, il cantiere del tuo libro, lo spunto di partenza del tuo podcast-cortometraggio-altro prodotto che hai in mente e seguilo come un manuale di istruzioni. Cerca tutto quello che puoi usare subito e lascia stare il resto.
Effetti collaterali: a fine lettura può venirti voglia di possedere uno o più schedari. Poi una delle prossime volte parliamo anche di quelli, io li chiamo Scatole.
Progetti che ho sbrinato
Quando ho incontrato Andrea Fassi mi sono ricordata di una frase che dico spesso, Non siamo il lavoro che facciamo. Andrea nella vita si occupa di gelato, è il pronipote del fondatore del Palazzo del Freddo, uno dei posti più famosi di Roma. Eppure nel suo freezer c’è molto di più.
È appena partita
: due giovedì al mese scongela ricordi, un oggetto alla volta. Inizia con un pedale, un pezzo che mi ha commossa.(Ci vuole un villaggio anche per tirare su un progetto: grazie a Sabrina Silvestri, l’editor che chiunque dovrebbe avere)
Compiti per la settimana
Sempre da Come si fa una tesi di laurea di Umberto Eco:
«Se il libro è vostro e non ha valore di antiquariato non esitate ad annotarlo. Non credete a coloro che dicono che i libri vanno rispettati. I libri si rispettano usandoli, non lasciandoli stare».
Quali oggetti e quali idee non stai usando per paura di sciuparli? Facci caso.
Domande creative: mi mandi la tua?
Una volta al mese rispondo alle domande su abitudini o routine creative, ispirazioni, idee, scrittura, progetti e tutto quello che li fa bloccare o funzionare. Vuoi scrivermi anche tu?
E adesso… titoli di coda.
Sono Valentina Aversano, project strategist che sbrina idee e fa succedere le cose. Poi leggo e rido con
. Mi trovi anche su Instagram e LinkedIn.Posta creativa torna da te domenica 18 febbraio: ti è piaciuta questa newsletter? Lasciami un cuore, un commento o un fatto creativo e, se ti va, porta in giro questo numero
Grazie sempre a Ottavia Baldi per le bellissime illustrazioni
“I libri si rispettano usandoli”… non c’è cosa più bella che riaprire un libro e rivedere tutto quello che, magari anni prima, hai sottolineato! Io da sempre fan delle orecchie alle pagine… libro di Umberto Eco da cercare immediatamente!
Cara Valentina, il libro di Umberto Eco non l’ho ancora letto ma è già la terza volta in poco tempo che si infila nelle mie giornate. La riflessione sui soggetti monocronici e policronici è interessantissima e io ritrovo tratti miei in entrambi i gruppi. Grazie sempre per tutti gli spunti ⚡️