Ciao Vale, come stai? Ti scrivo perché in queste settimane ho avuto uno strano momento di scoramento e disperazione e mi sono dovuta confrontare con lo spettro del possibile fallimento, ma - soprattutto - con il senso di ansia dell'"umiliazione" che si può provare al pensiero di non riuscire in qualcosa che si vorrebbe fare.
Mi sei venuta in mente perché trovo che soprattutto oggi, in questa società che ci vuole sempre vincenti e performanti - temo sia diventato più difficile fare i conti con questi sentimenti, ampliati dalla nostra presenza online. Ne hai mai parlato nelle tue newsletter? E se hai dei libri che affrontano questo tema, me li consiglieresti?
Wirginia
Cara Wirginia,
creare è scommettere su quello che non c’è ancora, su un’idea che cresce piano come un seme, anche se quando ci arriva addosso sembra travolgerci come un uragano. Creare è bellissimo e terribile e spesso il nostro istinto attiva la modalità sopravvivenza e prova a proteggerci dall’incertezza, dal senso di inadeguatezza e dalla distanza tra i nostri desideri e la linea del traguardo. Come? Ci suggerisce di immaginare già che falliremo.
Poi apri i social e vedi solo successi, mentre la tua vocina interiore si fa ancora più severa e ti dice: Da quanto tempo stai portando avanti questo progetto? Troppo. Tutte le persone intorno a te ormai si aspettano un libro/quadro/film/podcast, cosa penseranno se poi non ce la fai? Come la gestisci poi quell’umiliazione? Guarda che poi soffri, io ti ho avvertito.
Quella voce punta a farti sentire minuscola e a paralizzarti, invece tu sai che devi fare? Un respirone.
Davvero.
Un respirone.
Le altre persone creative che seguiamo online condividono solo i risultati, mai i processi. Quello che vediamo sui social è una piccolissima parte di quello che c’è in una vita, figurati in un percorso artistico o professionale.
Ricordati che molto spesso un post, una Storia, un reel, una newsletter, è una briciola che spesso sorvola sulle cancellature, gli esperimenti, le brutte copie: quanto sarebbe più interessante (e liberatorio) se si parlasse anche di tutto quello che di solito non si vede?
La vita è lunga e i progetti sono lenti, anche se intorno sembra tutto immediato, magico, senza fatica: creare è anche allenare i nervi e la pazienza a difenderti dal confronto continuo con chi è intorno a te.
Pensati atleta, pensati in una maratona: vai avanti col tuo cantiere un giorno alla volta, anche e soprattutto perché non puoi sapere come andrà (e il bello, credimi, sta proprio qua). Fai un respirone, concentrati su dove sei e non su dove non sei arrivata ancora. Poi, racconta il tuo percorso tutte le volte che puoi, con sincerità, restando te.
Ti consiglio un libro da tenere sempre accanto e da rileggere nei momenti no: The Success Myth1 di
, perché smonta uno per uno tutti i discorsi legati all’idea del farcela e a tutto quello che la società capitalista vuole farci rincorrere. L’ho letto quest’estate e l’ho trovato un bellissimo manifesto che ci invita a riappropriarci di noi e di quello a cui teniamo.Progetti che ho sbrinato
«Poco prima dell'estate ho chiesto una consulenza a Valentina Aversano per ripensare, ristrutturare, e dare nuova vita a questa newsletter. Valentina ha un modo tutto suo di lavorare con te e di farti riflettere su ciò che fai, su come lo fai, sui tuoi valori e sulla tua unicità: la sua lunga lista di domande assomiglia a una seduta psicoanalitica, che apre nuove interessanti prospettive sulla tua scrittura».
L’ha scritto
in un bellissimo numero di dedicato alla scoperta del suo superpotere, l’ospitalità.Qui trovi il numero in italiano (che cito per secondo perché devi sapere che Giulia scrive in inglese, poi suo marito Tommaso Galli traduce: un giorno ti racconto bene il progetto Juls’ Kitchen, perché per me è un grande onore poter aiutare questa impresa di famiglia super internazionale e allo stesso tempo profondamente italiana).
Compiti per la settimana
Da Kamchatka, di Marcelo Figueras, traduzione di Gina Maneri:
«Mi piace quando il treno viaggia su una sopraelevata, perché mi permette di vedere i tetti delle case. La gente tratta i tetti come se non esistessero. Ci ammucchia sotto quello che vuole dimenticare, i tricicli arrugginiti, le piscine gonfiabili, le gabbie vuote, i barattoli di pittura, gli zoccolini mai attaccati, le piastrelle avanzate dalla ristrutturazione. Li usa anche per nascondere alla vista ciò che non vuole avere davanti, la biancheria umida tra cui spicca il reggiseno enorme, la connessione clandestina della tivù, i camini che eruttano quel fumo di un nero flagrante. Lo so che non è previsto che guardi proprio lì, che quella roba l’hanno messa lassù proprio perché non si veda, ma a me piace guardare ciò che la gente non guarda: mi dice delle cose, e in fondo non ne ho colpa, non sono io, è il treno».
Cosa passa inosservato del tuo progetto o della tua attività? È voluto oppure no? Facci caso, poi scrivilo sul tuo quaderno.
E adesso… titoli di coda
Sono Valentina Aversano, sbrino aziende, progetti e freelance e non ti faccio andare in burnout.
Come posso aiutarti? Parliamone: rispondi a questa mail, raccontami tutto e organizzo una chiacchierata per conoscerci.
Posta creativa torna da te domenica 8 settembre e avrà qualcosa da festeggiare: ti è piaciuta questa puntata? Girala a una persona che dovrebbe proprio scoprirla
è da poco uscito in tascabile, purtroppo per ora non esiste in italiano
Quant'è vero…
Eppure sto imparando a non disperarmi (più) se ho calcolato male i tempi, se impiego di più a fare qualcosa che pensavo avrei finito prima.
Non che si debbano ignorare le scadenze, ma ci sono cose per cui è necessario essere più rigidi (la dichiarazione dei redditi, per esempio…), e altre per le quali no.
Credo che il trucco stia nel riuscire a distinguere i due scenari (tre, se includiamo le cose che pensavamo importanti o indispensabili, e invece poi ci accorgiamo che non lo erano e possiamo lasciar perdere senza drammi), e concederci un po' più di tempo — è un po' come il tempo di cottura della pasta: quello indicato sulla confezione è, appunto, solo un'indicazione approssimativa, di solito è precisa per spaghetti, bavette, et similia, ma ci sono formati di pasta che nella realtà dei fatti necessitano di qualche minuto di cottura in più… 🍝
Mi hai acceso una lampadina “guardare quello che non si vede del mio lavoro” e fare anche un grande respirone. Grazie